dedicato a tutti quelli che partono o continuano a partire...
...e che non sanno se e quando ritorneranno.
oggi parlavo con la Lucy del "lavoro"...del "futuro"...poi ad un certo punto le viene in mente che sul Gazzettino, proprio oggi, c'era un articolo della Graziottin...a fagiolo.
In questi giorni di un ennesimo inizio d'estate con lauree, feste, aperitivi ed incontri, varie sono state le occasioni di scambio di opinioni - esplicito o velato -sul tema in oggetto...
la mia personale riflessione e' stata:
"persone che non ritenevo (?!) avessero "radici profonde" si imparanoiano, piu' o meno spesso, causa continuo rimbalzare tra la voglia di andare e la voglia di restare...io ritengo di avere radici profonde...io sono un po' stufo...ho bisogno di terra, della mia terra..."
per chi c'e' ci si saluta stasera, per gli altri ci si vede intorno a ferragosto o piu' probabilmente i primi di ottobre.
peace.
F
oggi parlavo con la Lucy del "lavoro"...del "futuro"...poi ad un certo punto le viene in mente che sul Gazzettino, proprio oggi, c'era un articolo della Graziottin...a fagiolo.
In questi giorni di un ennesimo inizio d'estate con lauree, feste, aperitivi ed incontri, varie sono state le occasioni di scambio di opinioni - esplicito o velato -sul tema in oggetto...
la mia personale riflessione e' stata:
"persone che non ritenevo (?!) avessero "radici profonde" si imparanoiano, piu' o meno spesso, causa continuo rimbalzare tra la voglia di andare e la voglia di restare...io ritengo di avere radici profonde...io sono un po' stufo...ho bisogno di terra, della mia terra..."
per chi c'e' ci si saluta stasera, per gli altri ci si vede intorno a ferragosto o piu' probabilmente i primi di ottobre.
peace.
F
RITORNO A CASA ALLA RICERCA DELLE RADICI
"Cresce, soprattutto nelle città, il senso di sradicamento, il più potente fattore di solitudine che un uomo o una donna possano vivere. Quando ci si sente sradicati, viene minacciato il senso di identità personale e, soprattutto, di appartenenza: ad una famiglia, ad una comunità, ad una terra. Di appartenenza a se stessi. La parola sradicarsi - così terrena e potente - indica bene la minaccia peggiore che in realtà incombe: la perdita del nutrimento, della linfa, dell'energia vitale che attraverso le radici, affondate nella terra, àncora e nutre tutto l'organismo. Per un uomo, per una donna, sradicarsi significa perdere anche la saggezza della terra, il senso del tempo e delle stagioni, specie nella vita personale. Significa perdere o impoverire la capacità di rapporti affettivi profondi e significativi, trasformando l'esistenza in una carambola di rapporti frenetici e superficiali. O in una palude di affetti, senza più emozioni. Significa diventare più vulnerabili alle difficoltà della vita, sul fronte sia affettivo, sia professionale.Non è poi un caso se, in una città come Milano, le separazioni e i divorzi sono tre volte più numerosi rispetto ad una piccola città di provincia, e le depressioni da due a tre volte superiori.
Lo avverto nei discorsi degli amici, dei pazienti. Spesso come un'intuizione embrionale di un recupero di benessere interiore ancora possibile, nonostante il marasma, che devasta, o la noia, che narcotizza alcuni periodi della vita. Questo tornare a casa non significa, necessariamente, tornare nella casa dell'infanzia, ma in un luogo emotivamente ed affettivamente ad essa molto vicino, specie se con l'infanzia - e l'adolescenza - che è la stagione del possibile e del meraviglioso, c'è stato un rapporto positivo, di gioia e di inquieta serenità.A volte è un incontro, d'amicizia o d'amore, a farci capire che siamo sradicati da noi stessi, che non ci apparteniamo più, che le piccole insidie del quotidiano, o la grandi guerre d'ambizione, ci hanno estraniati, ci hanno fatto perdere - simbolicamente - il contatto con la terra, con la verità dei sentimenti e anche delle nostre aspirazioni più profonde, che abbiamo tradito, o solo dimenticato, magari in una quieta consuetudine.In altri casi è un percorso spirituale, che ci fa capire come il materialismo sfrenato, o l'ambizione inarrestabile e magari pure premiata dalla vita, abbiano appagato - forse - la nostra parte esibizionista e narcisa, ma lasciato insoddisfatto o inquieto il cuore.
Altre volte è un lutto che improvvisamente ci fa sentire con lucidità e dolore che da tempo eravamo sradicati da noi stessi, e non ce ne eravamo nemmeno accorti.
Per molti, tuttavia, questo ritorno è difficile. Forse perché lo sradicamento ha comportato la perdita della bussola interiore, quella che mantiene la rotta con lucida certezza, anche nei momenti difficili della vita. Forse perché della casa interiore si sono perse le tracce, in un drammatico naufragio di tutte le antiche certezze. O forse perché la nostalgia, questo dolore del ritorno, ha lusingato e insieme impedito per anni anche solo l'ascolto di questo profondo bisogno di tornare a casa. Che non è solo un luogo, un paese, una casa o una terra. E' prima di tutto un ritornare a se stessi, dopo aver seriamente temuto di essersi quasi del tutto perduti: perché lo sradicamento dalla propria casa può comportare anche, e più profondamente, lo sradicamento da se stessi.Eppure, profondamente, dentro all'anima, come suggerisce Clarissa Pinkòla Estès nel suo suggestivo "Donne che corrono coi lupi" (Frassinelli), di cui è piacevole rileggere, di tanto in tanto, qualche sàpida pagina, "Sappiamo come tornare a casa. La casa è là dove un pensiero o una sensazione possono svilupparsi. Casa è l'antica vita istintuale dove tutti i rumori hanno il suono giusto, e la luce è buona, e gli odori ci calmano. Essenziale è ciò che rinvigorisce l'equilibrio. Quella è casa".Una ricerca, dunque, una recherche, come mirabilmente ha descritto Marcel Proust, che ci porta a riscoprire le nostre parti vitali, narcotizzate dal trascorrere degli anni. Tornare a casa è anche tornare all'idea di sé che avevamo smarrito, o forse perfino per lunghi anni perduto, tra ragionevolezza e rimpianto.Alessandra Graziottin"
Eh.... temone, questo... che per me, dall'altra parte del mondo ha un che di particolarmente intenso... basti pensare che tra qualche settimana, se mi confermano il volo, dovrei tornare in Italia: e confesso che non vedo l'ora, di sentire di nuovo gli odori che io conosco, di riconoscere il colori, i rumori... di sentirmi a casa, in un posto per cui io sono qualcuno, e non una fra i tanti expat che si aggirano da queste parti... e giusto in questi giorni ci pensavo, a come in fondo siamo scollegati: fra l'essere e il voler essere... e quanto il voler essere sia a volte sovrastimato rispetto a quello che il nostro io piccino ci dice da dentro! Personalmente: chissa' dove saro' dopo? Pero' qui sto scoprendo che radici ne ho, anche piu' forti di quanto pensassi... e questo, anche se da un lato e' un po' seccante (vorrei non dover appartenere a niente e a nessuno, perche' il mondo e' cosi' bello e andrebbe vissuto cosi' tanto...), in fondo e' bello... ma fa un po' paura...
Angela
at 2:37 PM , Nick said...
Che bello,finalmente anche Angela entra di prepotenza nelle nostre conversazioni! E direi che nessuna tematica sin qui sviscerata poteva cadere più a fagiuolo...(tre puntini, come vuole l'accademico della crusca che gioca a frisbi!)
Il viaggio,le radici,la nostalgia o il voler scappare via...sono stato richiesto di commento su questo tema,che pare sia io che il Carlo abbiamo sinora snobbato.
L'intervento di Angela mi preclude parecchie possibilità,tremo al pensiero di poter solo banalizzare quanto testè affermato.
Porterò solo la mia personale esperienza: ho subito la decisione del mio esilio in terra carsica,e l ho pagato in termini di struggente nostalgia per quasi 2 anni, attendendo solo l' arrivo del w.e. per poter tornare all'amata cittadina dei tre senza.
Penso che l'animale uomo sia adattabile a varie circostanze:non mi pare che Checco si sia trovato malissimo nei suoi pellegrinaggi...ovviamente ci sono gli alti e bassi,l' importante è riuscire a ritagliarsi il proprio spazio in qualunque circostanza.
E,come prevedevo,pare che i miei due amici più spersi nel mondo, siano riusciti a farlo tranquillamente. Ovvio che chi parte porta con sè anche la tristezza di chi resta...nel caso nostro, di amici a cui vengono a mancare riferimenti importanti, anche nelle piccole cose di cui la nostra esistenza è zeppa.
Rimane,a consolazione,la consapevolezza che il mondo si è rimpicciolito grazie alle comunicazioni globali. L'Inghilterra e il Nepal sono a portata di un click del mause,non sarà mai la stessa cosa,ma almeno sappiamo quel che Angi e Kecco fanno in tempo quasi reale. Così,quando fanno ritorno,il discorso umano può riprendere dallo stesso punto in cui si è interrotto..non è poco!
at 6:23 PM , Kecco said...
ahi ahi!
eri partito bene...poi ti sei lasciato andare...adesso joe ti fa il culo un'altra volta...
F
ps attento alle virgole!
pps evviva! abbiamo un commento di Angela!!!
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